SAPOREA nasce da un’innata passione per l’aceto, per la frutta e per le erbe aromatiche. Mi chiamo Milco Farinazzo, sono cresciuto nella convinzione che quello che mangio o assumo è determinante per la mia salute e qualche anno fa ho deciso di trasformare questo interesse in lavoro a tempo pieno. Con mia moglie Giovanna Prevarin (proveniente da una famiglia di imprenditori agricoli da alcune generazioni e dal mondo vitivinicolo) ho fondato SAPOREA, una società agricola che coltiva alberi da frutto ed erbe aromatiche per farne dei condimenti salutari. Nei circa 3 ettari di terreno coltiviamo melograni, kaki, uva, aronia, lamponi, fichi ed altre varietà e, proprio perché li coltiviamo noi, siamo certi che, la materia prima che utilizziamo per il nostro aceto e altri condimenti, è priva di pesticidi e di trattamenti dannosi alla salute e all’ambiente; preferiamo lasciare che la natura ci dia i suoi frutti come vuole; solo se costretti, per non perdere il raccolto, adottiamo gli unici consentiti in agricoltura biologica (stiamo certificando i terreni, ma il percorso è lungo nonostante i nostri non abbiano subito alcun trattamento da decenni). In passato, per lavoro, ho viaggiato molto in Asia e ho potuto constatare che le abitudini alimentari di quelle popolazioni erano sotto certi aspetti molto più salubri delle nostre: pochi grassi, grandi quantità di verdura e frutta, pochi cibi industriali (purtroppo oggi anche loro ne sono contaminati), condimenti salutari a base di aceti di frutta ed erbe aromatiche che rendono i cibi piacevoli senza aumentarne le calorie. Ho sempre pensato che noi in Italia, pur avendo una cucina sana e varia, siamo un po’ limitati nella varietà di condimenti. Certo abbiamo l’olio di oliva e siamo tra i maggiori produttori di aceto , ma quasi esclusivamente di vino, e in piccola parte di mele. Per quanto riguarda tutta l’altra frutta, in pochi sanno che può esisterne l’aceto. Il consumo di aceto da parte nostra negli anni ha visto diminuire quello semplice di vino (molto utilizzato dai nostri nonni) per lasciare maggiore spazio a miscele industriali che si fregiano del nome “balsamico” anche se con questo nulla hanno a che vedere. Il vero aceto balsamico è un’eccellenza italiana, ma questo non va confuso con le miscele industriali da supermercato; la sua produzione ha una disciplina molto rigorosa e comporta dei costi molto elevati. Personalmente ne apprezzo il gusto, ma so che contiene molti zuccheri, quindi non è consigliato a chi ha problemi glicemici o di linea. Da queste considerazioni, e dalla conoscenza delle abitudini alimentari di altri paesi asiatici, ho deciso di produrre aceti partendo da frutti dalle particolari caratteristiche salutari, perché queste nell’aceto, grazie ai vari processi di fermentazione, si amplificano. A rafforzare le mie convinzioni, si è aggiunta anche la consapevolezza che noi italiani abbiamo dimenticato le proprietà benefiche dell’aceto, identificandolo solo come condimento per rendere appetibili i cibi. In Giappone, ma ancor più in Corea (paese con lunga tradizione nei cibi fermentati; avete visitato il loro padiglione all’Expo 2015?), l’aceto viene utilizzato, oltre che come condimento, soprattutto come integratore: molti bevono tutti i giorni una bevanda fatta di acqua, aceto e aromi naturali come tonico generale oltre che come dissetante; in particolare gli sportivi apprezzano l’aceto di Kaki. Avevo già anni di esperienza nella produzione di aceto “casalingo”, ma solo di vino che è il più facile da ottenere. Quando abbiamo deciso di partire dalla melagrana e dal kaki, ci siamo rivolti all’Istituto di Scienze della Vita dell’Università di Modena e Reggio Emilia (UNIMORE) ed è nata una preziosa collaborazione nello sviluppo di questo prodotto innovativo (per l’ Italia). L’Università, già impegnata nel seguire gli acetifici del balsamico del territorio, ha accolto con favore ed interesse il nostro progetto studiando dei batteri acetici ad hoc e un processo di sviluppo che ci ha permesso di iniziare la produzione. UNIMORE ha trovato così interessante il lavoro che su questo ha fatto fare una tesi di laurea ad un suo studente, presentata in Aprile 2017